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Il 31 dicembre 2022 segna il capolinea per tutte le schede di sicurezza (SDS) non conformi alle nuove regole europee sul rischio chimico. Come abbiamo visto in un precedente articolo, il 18 giugno 2020 è stato pubblicato il regolamento della Commissione Ue n.878/2020¹ che ha modificato l’allegato II al Reach. Composizioni e informazioni sugli ingredienti, proprietà fisiche e chimiche, informazioni tossicologiche e proprietà ecologiche: questi sono gli ambiti in cui da gennaio vi saranno delle modifiche per le SDS.

Nuove prescrizioni e sanzioni per chi non è in regola

Iniziamo subito dando uno sguardo alle novità che interesseranno le SDS e alle coordinate temporali. Il regolamento europeo introduce:

Il nuovo regolamento è entrato in vigore il 16 luglio 2020. Dal gennaio 2021 si è iniziato ad applicarlo. Il 31 dicembre di quest’anno rappresenta il termine ultimo per poter fornire SDS non conformi alle nuove regole. Dopodiché, al termine del regime transitorio, s’incorrerà in sanzioni se le schede di sicurezza non saranno aggiornate.

LEGGI ANCHE: Nuovo servizio di consulenza REACH CLP e rischio chimico

Quando è necessario fornire le SDS?

Questa novità importante in materia di SDS ci dà modo di fare un veloce riepilogo, sempre prezioso, sul tema schede di sicurezza. In particolare, quali sono i criteri che definiscono l’obbligatorietà della fornitura di una SDS? A dare queste informazioni è il documento contenente gli orientamenti sulla compilazione delle schede dati di sicurezza² elaborati dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), con riferimento all’Allegato II del regolamento REACH. Nello specifico, è obbligatorio fornire una SDS quando una sostanza:

Il paragrafo 3 dell’articolo 31 del regolamento REACH specifica, inoltre, che la SDS deve essere fornita su richiesta qualora una miscela contenga almeno una sostanza che presenta rischi per la salute umana o per l’ambiente. Analogo discorso per sostanze cancerogene o tossiche e per le quali la normativa comunitaria fissi dei limiti di esposizione sul luogo di lavoro. 

LEGGI ANCHE: Scenari di esposizione e valutazione del rischio chimico

SDS
Esempio di scheda di dati di sicurezza, fonte ECHA

Un aggiornamento tempestivo

L’aggiornamento continuo di una SDS non è un mero atto formale: si tratta di un passaggio molto importante. Esistono delle precise circostanze per cui le schede di dati di sicurezza devono essere aggiornate tempestivamente dai fornitori. Nel dettaglio:

LEGGI ANCHE: Schede di sicurezza (SDS): cosa, come, dove, quando e chi

Quali informazioni devono contenere le SDS?

Sono 16 le informazioni (punti) che una SDS deve contenere. La prima è l’identificazione della sostanza e della società che l’ha prodotta. Vi sono poi la classificazione del pericolo, la composizione e le informazioni sugli ingredienti della miscela. Vengono indicate pure le misure di pronto soccorso in caso ci sia un’esposizione accidentale alla sostanza chimica. Ancora, le misure da prendere qualora un incendio coinvolga quella determinata sostanza e/o vi sia una fuoriuscita o dispersione della miscela per ridurre gli effetti avversi. Sono riportate, inoltre, informazioni che riguardano, tra gli altri:

Oltre a questi punti, la SDS riporta anche considerazioni sullo smaltimento della sostanza, su come essa deve essere trasportata e sulla legislazione in materia di sicurezza, salute e ambiente.

Siamo a tua disposizione
per fornirti tutte le indicazioni necessarie per essere in regola con il REACH
e verificare l’adempimento di tutte le norme sul rischio chimico.
Contattaci per ulteriori informazioni o per richiedere un sopralluogo gratuito.

NOTE

¹ Per approfondire: Regolamento (UE) 2020/878 della Commissione 

² ECHA, Orientamenti sulla compilazione delle schede dati di sicurezza

³ Scopri di più nella Candidate List aggiornata

L’impegno per l’ambiente come valore in più dell’azienda. La certificazione LWG è un marchio di garanzia per le imprese che operano nel mondo della pelle, in primis le concerie. Si tratta di un riconoscimento che premia le aziende del settore che gestiscono in ottica di sistema l’impatto ambientale e l’economia sostenibile. Scopriamo come ottenere questa certificazione e quali sono i vantaggi a essa correlati.

Che cos’è la certificazione LWG

La certificazione LWG, acronimo di Leather Working Group, è la prima attestazione ambientale a livello mondiale per l'industria manifatturiera della pelle. Viene rilasciata dall’omonima organizzazione no profit, con l’obiettivo ambizioso di migliorare l’impatto ambientale del settore della pelle.
LWG: la certificazione è un fiore all’occhiello per l’impresa, un valido investimento e un’opportunità. Dimostra, infatti, che l’azienda non è concentrata solo sul proprio business, ma che si preoccupa ed è impegnata a garantire una maggiore sostenibilità di tutta la filiera del settore. Non solo chi produce, quindi, ma anche chi esegue lavorazioni intermedie e chi si occupa solo di vendita.
Nel dettaglio, LWG identifica le migliori pratiche ambientali nel settore e fornisce linee guida per il miglioramento continuo. Attraverso strumenti di audit, vengono valutate le prestazioni ambientali degli impianti di produzione della pelle e certificate quelle che soddisfano determinati standard.

Come ottenere la certificazione LWG

Il sistema per ottenere la certificazione LWG è basato su una serie di punteggi a premio. Esso è implementato secondo alcuni concetti utilizzati dall’International Safety Rating System. Quest’ultimo è un sistema di gestione della salute e della sicurezza tra i migliori al mondo. Si basa su una serie di audit, che comprendono diverse sezioni per un totale di circa 600 domande. Ogni risposta viene valutata individualmente, con i punteggi che vengono accumulati. Si parte da quesiti relativi alla sostenibilità dei terzisti fino ad arrivare alla tecnologia per ridurre il solfuro da parte dell’azienda. Spazio anche a un questionario incentrato sulla tutela dell’ambiente, senza trascurare altre tematiche importanti, come il benessere dei dipendenti.
Al termine del percorso di audit ambientale, alla conceria possono essere conferite tre medaglie: oro, argento o bronzo. Nel caso in cui, in una prima fase, l'azienda non raggiunga questi riconoscimenti, potrà comunque essere classificata come audited.

Impegno condiviso, risultati tangibili

Al momento, sono oltre 800 i produttori di pelle che hanno ottenuto la certificazione LWG in 52 paesi. LWG coinvolge, però, complessivamente oltre 1.300 aziende della filiera globale della pelle. In totale, in strutture certificate, si può parlare di:

Del resto, quello della certificazione LWG è un percorso lungo già una quindicina d’anni, che ha portato a risultati concreti. Con il 21% circa di aziende auditate a livello globale, ha portato a un risparmio medio di circa 12,1 miliardi di litri di acqua e 775 megawatt di energia. E gli obiettivi per il futuro sono altrettanto ambiziosi.

LEGGI ANCHE: ZDHC e LWG: protocolli per la gestione delle sostanze chimiche

I nostri servizi

Il percorso per acquisire la certificazione LWG in conceria non è così scontato. Del resto, si tratta di una materia viva e i protocolli cambiano spesso. Noi siamo al vostro fianco per aiutarvi nel cammino verso la certificazione. Il primo passo è la consulenza iniziale. I nostri esperti “studiano” l’azienda per individuare il protocollo corretto da applicare, a seconda della realtà, tra:

LWG è una certificazione che abbraccia molti aspetti cruciali: tracciabilità, responsabilità sociale, gestione delle sostanze chimiche, salute e sicurezza. Per la definizione dell'offerta e di un preventivo preciso è necessaria un’uscita presso l’azienda. Si tratta di un passaggio essenziale in cui approfondiamo il posizionamento dell’impresa su una serie di aspetti critici, dalla conformità normativa alla tipologia di macchinari utilizzati.

LWG certificazione: gli elementi di cui tener conto

Tra gli elementi che vengono presi in esame vi sono l’eventuale presenza di un sistema di gestione ambientale e la gestione della salute e sicurezza. Compresa la tenuta dell’ambiente di lavoro: l’aspetto generale dell’impresa inteso come ordine, pulizia, manutenzione di impianti e attrezzature. Si studia, cioè, come l’azienda si presenta internamente ed esternamente, tenendo conto di vari elementi. Tra questi:

A questo punto, si può procedere alla scelta del protocollo, con la definizione dell’offerta e la stesura del preventivo. Un aspetto importante è quello della maturità dell'organizzazione: l’analisi di dati può, infatti, richiedere anche due anni. Se l’azienda governa sapientemente i dati, è facile reperirli; altrimenti, il percorso verso la certificazione LWG si fa più complesso. I nostri operatori sono, comunque, pronti a guidarvi in questo percorso in tutte le fasi fino all’ottenimento della certificazione LWG in conceria.

Siamo al vostro fianco:
contattateci per scoprire le nostre offerte
per ottenere la certificazione LWG.

Nell’ambito della gestione delle sostanze chimiche e dei sistemi di gestione ambientale, ci sono due importanti sigle da conoscere. In particolare nel settore conciario destinato all’abbigliamento. Si tratta di ZDHC e LWG, di cui parliamo in questo articolo, scoprendo come possiamo aiutare la tua azienda anche su questo fronte.

ZDHC: il protocollo per la gestione delle sostanze chimiche

Parlando di gestione delle sostanze chimiche, una sigla rilevante è ZDHC. L’acronimo sta per Zero Discharge of Hazardous Chemicals (zero scarico di sostanze chimiche pericolose). Si tratta di un programma internazionale che vuole orientare le catene del valore di tessile, abbigliamento e calzaturiero verso l’uso di una chimica più sicura.

Il protocollo ZDHC è tra i sistemi di gestione più moderni e raffinati attualmente a disposizione delle aziende. Gli obiettivi principali sono:

I primi interlocutori sono le aziende che producono i chemicals, ma interessati sono anche gli “utilizzatori”. Per un’azienda, l’adozione di questo protocollo è doppiamente importante. Dimostra, infatti, che si presta attenzione alla gestione delle sostanze chimiche. Inoltre, lo ZDHC consente alle imprese virtuose di accedere a nuovi mercati e a nuove opportunità che, altrimenti, sarebbero preclusi.

Che cos’è la ZDHC MRSL?

Il funzionamento del protocollo ZDHC si basa sulla MRSL. La Manufacturing Restricted Substances List è un elenco di sostanze chimiche bandite o che possono essere usate entro limiti molto ristretti a livello internazionale.
L’MRSL differisce da una RSL (Restricted Substance List). Rispetto a essa, limita le sostanze pericolose potenzialmente utilizzate e scaricate nell’ambiente anche durante la produzione. Non riguarda, dunque, solo i prodotti finiti.
Usare formulazioni chimiche che si conformano alla ZDHC MRSL permette ai fornitori di assicurare agli utenti che le sostanze chimiche proibite non sono state usate intenzionalmente durante i processi di produzione. La ZDHC MRSL va, insomma, oltre gli approcci tradizionali in tema di restrizioni chimiche.

Il sistema di gestione ambientale LWG

Un altro protocollo importante da conoscere è LWG. Si tratta della prima certificazione mondiale per la produzione di pelle. Creata da Leather Working Group (da qui la sigla), vuole migliorare l’impatto ambientale dell’industria della pelle valutando e certificando la filiera. Tutta l’industria: non solo chi produce, ma anche chi esegue lavorazioni intermedie (terzisti) e chi si occupa solo di vendita.
LWG identifica le migliori pratiche ambientali nel settore e fornisce linee guida per il miglioramento continuo. Questo grazie a una suite di strumenti di audit per valutare e certificare le prestazioni ambientali della filiera della pelle. Sono presenti sezioni critiche e non critiche. Le prime riguardano generalmente il sistema di gestione ambientale e i relativi permessi previsti dalla legislazione ambientale.
Ottenere la certificazione LWG e potersi fregiare del relativo marchio significa aver attivato un protocollo di audit ambientale, ma anche di sicurezza e sostenibilità.

Come possiamo aiutarti

A seconda del protocollo applicabile, sono molteplici le azioni da intraprendere in azienda e in cui possiamo aiutarti. Il primo passo, fondamentale, è quello della consulenza. I nostri esperti studiano la realtà aziendale per capire quale sia il protocollo migliore da applicare. E come integrarlo efficacemente alle soluzioni già adottate. 

Si passa poi alla raccolta e analisi delle informazioni, anche con sopralluoghi in loco, necessarie per valutare la rispondenza ai requisiti del protocollo. Tra le varie azioni ci sono, inoltre, la valutazione delle performance ambientali, la redazione delle procedure operative e la definizione dei protocolli di controllo. Siamo, insomma, di supporto al personale aziendale, anche con formazione specifica. Con un obiettivo, che guida sempre il nostro lavoro: dare valore aggiunto senza inutili formalismi.

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Ogni anno, il Ministero della Salute predispone un Piano Nazionale delle Attività di Controllo sui Prodotti Chimici. Si tratta di un insieme di linee guida volte a coordinare il contrasto dell’utilizzo non conforme di sostanze potenzialmente dannose per la salute e l’ambiente. In seguito viene pubblicato anche un report sulle verifiche svolte. Dall’analisi degli ultimi dati disponibili emerge che:

  1. i controlli riguardano soprattutto gli utilizzatori, e non i produttori;
  2. le PMI rappresentano la maggioranza assoluta delle aziende controllate;
  3. le irregolarità più sanzionate sono relative alle Schede dati di sicurezza (SDS).

Gli utilizzatori finali dei prodotti chimici

I dati evidenziano che l’attività di controllo sui prodotti chimici si è concentrata sulle aziende utilizzatrici a valle. Ciò vuol dire che le ditte che impiegano nei loro processi sostanze regolamentate sono state molto più controllate rispetto a quelle che le producono o commercializzano. Sul totale delle aziende prese in esame, ben il 43% erano utilizzatori a valle. Tra i settori sottoposti a controlli, nel 2017 c’è stato anche quello della concia.

Controllo sui prodotti chimici e PMI

Le più sottoposte all’attività di controllo sui prodotti chimici sono le PMI. Delle aziende finite sotto la lente degli enti preposti, il 25% sono classificate come microimprese, il 26% come piccole, il 18% come medie e solo il 13% come non-PMI. Il Veneto è la terza regione per numero di aziende controllate, dopo Lombardia ed Emilia-Romagna, con una percentuale pari all’8,6% del totale a livello nazionale.

Violazioni: in testa le norme sulle SDS

La maggioranza relativa delle violazioni alle norme REACH e CLP riscontrate nel controllo sui prodotti chimici sono relative alle SDS (42%). Seguono quelle in merito a etichettatura e imballaggio (20%). Altre irregolarità frequenti riguardano gli obblighi:

Sanzioni amministrative e penali

Nell’8,5% dei casi di illecito, oltre alle contestazioni amministrative è stato avviato un procedimento penale.  In un precedente articolo avevamo già parlato delle sanzioni previste dai regolamenti REACH e CLP sui prodotti chimici. In base alla gravità della norma violata si va da un minimo di 3 mila euro (p.es.: non conformità dell’’etichettatura) a un massimo di 90 mila euro (p.es.:mancato rispetto dei limiti di concentrazione).

Per accertare il rispetto dei regolamenti REACH e CLP e prevenire il rischio di incidenti (e sanzioni), offriamo un servizio specifico di consulenza e supporto alle aziende nell’implementazione e nella gestione del Rischio Chimico. Per ulteriori informazioni, contattaci. Ci trovi ad Arzignano, in provincia di Vicenza.

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Lavorare in postazioni ergonomiche migliora efficienza e produttività. È un fatto assodato infatti che lavoratori messi in condizione di adottare posture corrette sono meno soggetti a problemi di salute e rendono di più per l’azienda. In un precedente post abbiamo parlato di quanto sia importante l’ergonomia in ufficio. Ma lo stesso si può dire dei reparti produttivi delle aziende dove cattive abitudini, e soprattutto una progettazione inefficiente degli spazi, può causare danni ancora maggiori.

Posture scorrette

Oltre che da movimenti ripetitivi e da movimentazione di carichi, anche l’assunzione di posture scorrette può causare malattie muscolo scheletriche. E non è poco, pensando che queste sono all’origine del 60-65% delle malattie professionali. Per questo anche l’Inail sta dedicando grande attenzione a diffondere la conoscenza di questo problema. Ad esempio attraverso  un opuscolo dedicato ai disturbi muscoloscheletrici lavorativi e alle strategie per indicare alle aziende come rendere le loro postazioni ergonomiche.

Progettare postazioni ergonomiche

Per prevenire i disturbi muscolo scheletrici, è importante che i lavoratori abbiano a disposizione postazioni ergonomiche. Una postazione di lavoro è ergonomica quando permette al lavoratore di assumere posture corrette. Cosa si può fare per rendere ergonomica una postazione di lavoro? Ad esempio, si può:

Cosa fare

Come si possono evitare i rischi dovuti a posture scorrette? Per prima cosa, è importante fare una valutazione del rischio, affidando ad un esperto il compito di esaminare la situazione esistente e individuare eventuali criticità. In secondo luogo è necessario adottare contromisure per prevenire il rischio seguando i principi necessari a rendere, quanto più possibile, le postazioni ergonomiche. Infine bisogna informare i lavoratori circa i rischi delle posture scorrette e l’importanza di seguire le indicazioni aziendali. Questo ridurrà il rischio di danni alla salute, per i quali, in caso contrario, potrebbero anche essere chiesti risarcimenti al datore di lavoro.

Siamo a disposizione per un sopralluogo gratuito nella vostra azienda per valutare il rischio per la salute dovuto a postazioni di lavoro non ottimali dal punto di vista ergonomico. I nostri esperti possono suggerirvi il metodo più opportuno per l’analisi e le misure di prevenzione più adeguate.

Siamo in grado di proporre dei percorsi formativi atti ad educare il personale aziendale impegnato in mansioni che prevedono posizioni mantenute o movimenti usuranti e all’adozione di strategie correttive personalizzate finalizzate alla riduzione/riorganizzazione del carico articolare a livello vertebrale e periferico. 

Per ulteriori informazioni, contattaci. Ci trovi ad Arzignano in provincia di Vicenza.

Foto: Freepik

La gestione delle sostanze chimiche in ambito aziendale, negli ultimi anni è stata oggetto di frequenti aggiornamenti delle norme europee al fine di migliorare la salute e sicurezza dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente. I regolamenti REACH e CLP hanno introdotto nuove norme, adempimenti e sanzioni più severe. Per questo abbiamo istituito un servizio di consulenza REACH CLP dedicato alle aziende.  Un’azione di verifica e controllo per prevenire il rischio chimico e mettersi in regola.

Il nostro nuovo servizio di consulenza REACH CLP

Responsabilità e sanzioni

Nel caso di violazioni delle norme, si incorre in sanzioni a carico di tutta la catena di fornitura, ma anche dell’utilizzatore a valle (ovvero il datore di lavoro). Ecco alcuni esempi in caso di mancata, errata o difforme esecuzione dei seguenti adempimenti:

Reach e CLP

REACH e CLP sono due regolamenti complementari che si prefiggono una migliore prevenzione del rischio chimico per i lavoratori e la tutela dell’ambiente. La prima riguarda registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche. La seconda classificazione, etichettatura e imballaggio.

Il REACH è il nuovo sistema europeo di controllo dei prodotti chimici, entrato in vigore il 31 maggio 2018, e che si prefigge un maggior livello di protezione della salute e dell’ambiente. Il CLP è il regolamento europeo su etichettatura e imballaggi delle sostanze chimiche è entrato in vigore dal 01 Giugno 2015.

Offriamo servizi di consulenza per supportare le aziende nell'implementazione e nella gestione del Rischio Chimico e REACH - Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals. Per ulteriori informazioni, contattaci. Ci trovi ad Arzignano, in provincia di Vicenza.

Credits: luis_molinero - it.freepik.com

Quando pensiamo ai rischi che corrono i lavoratori, le prime cose che vengono in mente sono l’utilizzo di macchinari o i carichi sospesi, gli impianti in tensione o le sostanze chimiche. Insomma: rischi legati ai reparti produttivi delle aziende. Non si pensa invece che anche gli uffici sono ambienti di lavoro che presentano dei rischi. Che come tali devono essere presi in considerazione al fine di adottare le opportune contromisure. Oggi parliamo del documento di valutazione del rischio negli uffici

DVR: il documento fondamentale

Abbiamo già visto che il DVR è il documento fondamentale nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro. I titolari, com’è noto, sono tenuti ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare “l’integrità fisica e la personalità morale” dei lavoratori. A questo fine il primo passo è la valutazione dei rischi a cui essi sono sottoposti e l’elaborazione del DVR entro 90 giorni dall’inizio dell’attività. (Il documento poi sarà da aggiornare in determinate circostanze). Come valutare il rischio negli uffici?

La valutazione del rischio negli uffici

I fattori di rischio per gli impiegati sono legati in particolare a prassi scorrette (ad esempio la postura) o a un utilizzo non conforme delle apparecchiature (come il computer o le stampanti). Il datore di lavoro, una volta analizzato le fonti di rischio negli uffici, ha l’obbligo di informare i lavoratori sulle modalità corrette di lavoro e verificare che le disposizioni in materia di salute e sicurezza siano rispettate.

Esempi di fattori di rischio negli uffici

Tra gli elementi da valutare durante la redazione di un DVR per gli uffici ci sono per esempio:
 
- disturbi muscolo-scheletrici causati da posture scorrette, movimenti ripetitivi, o movimentazione manuale dei carichi;
- affaticamento visivo (o astenopia): un disturbo che colpisce in particolar modo chi trascorre molte ore al giorno davanti allo schermo di un computer;
- esposizione a sostanze chimiche (es. polvere di toner);
- stress, che è favorito soprattutto dalle modalità organizzative del lavoro e dalla gestione della comunciazione interna;
- radiazioni non ionizzanti (campi magnetici);
- scivolamenti o cadute;
- elettrocuzione o incendio;

Applicativo OiRA (Online Interactive Risk Assessment)

Nel 2010, l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu-Osha) ha realizzato un software di valutazione interattiva dei rischi dedicato all’individuazione delle appropriate misure di prevenzione e protezione per le attività svolte negli uffici chiamato OiRA (Online Interactive Risk Assessment). Questo servizio gratuito permette di farsi un’idea dei fattori di rischio collegati all’attività lavorativa nella propria azienda e di individuare possibili contromisure.

Siamo a disposizione per affiancare le aziende nella redazione del documento di valutazione del rischio a partire dall’analisi iniziale fino all’assunzione dell’incarico di RSPP e alla formazione delle altre figure previste dalla legge. Per ulteriori informazioni contattaci. Ci trovi ad Arzignano in provincia di Vicenza.

Un questionario sul rischio chimico per valutare il livello di sicurezza delle aziende. Sette domande formulate da EU-OSHA: l’agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro. Il risultato sono consigli immediati per la risoluzione di situazioni potenzialmente rischiose. Potete compilarlo on line, ma esclusivamente in inglese. Per questo abbiamo pensato di tradurlo qui per renderne più immediato l’utilizzo.

L’UE contro il rischio chimico

Il questionario sul rischio chimico è stato prodotto nell’ambito della campagna EU-OSHA 2018-2019 che ha come obiettivo il miglioramento della gestione delle sostanze pericolose. Questa campagna conferma l’attenzione dell’Unione europea per le sostanze chimiche. La  stessa attenzione che ha portato all’emanazione dei nuovi regolamenti REACH e CLP, di cui abbiamo già parlato su questo blog.

Il questionario sul rischio chimico

Qui sotto riportiamo le sette domande a risposte multiple. In base alle vostre risposte, più avanti trovate i consigli operativi di EU-OSHA. Dopo aver completato questo primo questionario sul rischio chimico semplificato, è possibile proseguire con un secondo questionario più approfondito. Questo strumento composto di oltre 36 domande (in inglese) offre un’analisi più accurata della gestione del rischio chimico.

1. Sai quali sono i rischi connessi a sostanze chimiche nel tuo luogo di lavoro? Sono documentati?
a. Conosco i rischi, ma non sono documentati
b. Conosco i rischi e sono documentati
c. No

2. Pittogrammi di pericolo: se in azienda ci sono sostanze etichettate con questi simboli, sai cosa significano?

a. 
b. No

3. È disponibile un elenco dei prodotti chimici in uso o conservati nella tua azienda?
a. Sì
b. No

4. Usi e comprendi le schede di sicurezza?
a. 
b. No

5. Nella tua azienda c’è qualche processo in cui si generano sostanze pericolose?
a. 
b. No

6. I lavoratori sono consapevoli dei rischi associati ai prodotti chimici? Sanno come operare in sicurezza e come proteggersi?
a. Sì, conoscono i rischi, ma le routine di sicurezza non sono conosciute o seguite
b. Sì, conoscono i rischi e le routine di sicurezza sono conosciute e seguite
c. No

7. Qualche lavoratore ha avuto problemi di salute o è stato ammalato a causa dell'esposizione a sostanze pericolose presenti o usate nella tua azienda?
a. Sì
b. No

Siamo a disposizione per fornire alle aziende la consulenza necessaria a regolarizzarsi con i nuovi regolamenti REACH e CLP. E in generale, per verificare l’adempimento di tutte le norme sul rischio chimico e progettare le misure adeguate a prevenirlo. Per ulteriori informazioni, contattaci. Ci trovate ad Arzignano, in provincia di Vicenza.

Questionario sul rischio chimico: i consigli di EU-OSHA

Domanda 1: se hai risposto a o c...
Quando si lavora con prodotti chimici, o se nei luoghi di lavoro avvengono contaminazioni dell'aria (polveri, fumi ecc.), è importante conoscere e documentare i rischi connessi per essere in grado di adottare le giuste misure di protezione. Questi rischi dipendono da: 

Domanda 2: se hai risposto b...
I prodotti chimici pericolosi per la salute, nocivi, infiammabili o esplosivi sono contrassegnati con pittogrammi sulla confezione. Lo staff che lavora con prodotti chimici deve sapere cosa significano le etichette. Verificare che le comprendano e assicurarsi di disporre di routine per informare i nuovi impiegati.

Domanda 3: se hai risposto b...
Le aziende devono tenere un elenco dei prodotti chimici pericolosi (come quelli con un pittogramma di pericolo o un simbolo di pericolo) che utilizzano o conservano. Questo è una base per la valutazione del rischio, ma è utile anche per valutare la possibilità di eliminarne o alcuni. Ad esempio quelli sottoutilizzati o quelli che possono essere sostituiti con altri meno pericolosi.

Domanda 4: se hai risposto b…
La Scheda di dati di sicurezza (SDS) è una base importante nella valutazione dei rischi chimici. Una SDS contiene informazioni sui rischi del prodotto, su come prevenire questi rischi e su come proteggersi e se esistono regole specifiche applicabili al prodotto o alle sostanze contenute nel prodotto. Il fornitore di prodotti contrassegnati con pittogrammi di pericolo o simboli di pericolo è tenuto a fornire la SDS aggiornate e nella lingua nazionale. Le aziende che ne risultano comunque prive possono essere sanzionate con multe salate.

Domanda 5: se hai risposto a o b...
Le sostanze pericolose che contaminano l'aria del posto di lavoro possono essere generate da molti processi lavorativi. Alcuni esempi tipici sono:

Per molti di questi processi sono state sviluppate soluzioni tecniche che riducono significativamente la quantità di sostanze pericolose. Tra queste: incapsulamento del processo, scarico, scarico locale vicino alla sorgente, bagnatura, catalizzatori, cambi di processo, ecc.

Domanda 6: se hai risposto a o c...
Lavorare con sostanze chimiche pericolose comporta un alto rischio di malattie gravi, a meno che non si lavori in sicurezza. Quindi sono richiesti:

Domanda 7: se hai risposto a...
Se qualcuno inizia a sentirsi male o contrae una malattia sul posto di lavoro, è importante agire in modo che:

Per attuare misure efficaci e ridurre il rischio di disturbi e malattie, è necessario indagare ciò che contribuisce a tali disturbi e malattie. Quali prodotti chimici e sostanze sono usati e quando un modo in cui i lavoratori entrano in contatto con tali sostanze? Il metodo previsto per chiarire questi aspetti è la valutazione del rischio.

Schede di sicurezza: cosa sono? Come utilizzarle? Dove trovarle? Quando metterle a disposizione? Di chi è la responsabilità? Si tratta di questioni non trascurabili per le aziende che utilizzano sostanze chimiche. Come vi abbiamo già ricordato, infatti, il prossimo 31 maggio termina il regime transitorio del nuovo regolamento europeo REACH. Le aziende devono quindi mettersi in regola per non incorrere in sanzioni.

Cosa sono le schede di sicurezza (SDS)

Le schede di dati di sicurezza, o SDS (Safety Data Sheet) sono il documento tecnico indispensabile per le sostanze chimiche in Europa. Secondo quanto previsto dal REACH, accompagnano ciascun prodotto lungo tutta la catena di approvvigionamento e contengono le informazioni sulle proprietà fisico-chimiche e di pericolo per l'uomo e l'ambiente necessarie per un utilizzo corretto e sicuro.

La catena delle responsabilità

Il regolamento REACH impone ai produttori/importatori di prodotti chimici di fornire ai propri clienti per ogni sostanza una scheda di sicurezza adeguata ed aggiornata, redatta nella lingua dello Stato in cui viene introdotta. Per il cliente industriale (datore di lavoro o responsabile da egli nominato) conoscere il contenuto delle SDS diventa fondamentale per assolvere ai doveri di legge. Tra i suoi obblighi ci sono infatti:

I doveri del personale di ogni azienda utilizzatrice di sostanze chimiche, infine, è quello di seguire le istruzioni d'uso impartite dai superiori e, in caso di dubbio, consultare la SDS o il responsabile della sicurezza.

Una banca dati per le SDS

Tra le schede di sicurezza in circolazione, purtroppo, ce ne sono anche di scarsa qualità. Il Ministero della salute per questo ha predisposto una banca dati di SDS. Questo database di modelli, aggiornato mensilmente, rappresenta un punto di riferimento informativo per aziende e organi di vigilanza. Per comprendere le difficoltà nell'uso delle delle SDS in vista di possibili miglioramenti, Inail, Echa e Federchimica hanno messo online in questi giorni un questionario che costituisce la prima indagine europea in materia.

Pensare al futuro

Il regolamento REACH è un esempio di come l'atteggiamento dell'Unione Europea nei confronti dell'utilizzo di sostanze chimiche sia sempre più normato e vincolato. In  questo contesto, adeguarsi ai regolamenti significa non solo mettersi al riparo dalle sanzioni. Si tratta invece di acquisire una cultura della sicurezza nell'utilizzo delle sostanze chimiche utile ad affrontare i cambiamenti futuri.

Siamo a disposizione per fornire alle aziende le indicazioni necessarie a mettersi in regola con il Reach e verificare l’adempimento di tutte le norme sul rischio chimico. Per ulteriori informazioni, o per richiedere un sopralluogo gratuito, contattaci. Ci trovi ad Arzignano, in provincia di Vicenza.

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