Torniamo ad occuparci di acido solfidrico. Come abbiamo ampiamente visto in un precedente articolo, questo gas, conosciuto anche come idrogeno solforato, è molto pericoloso in ambito professionale, in particolare nel settore della concia.
Si tratta, infatti, di un gas tossico e infiammabile. Sua caratteristica peculiare è il classico odore di uova marce che si verifica, però, solamente quando esso è presente a bassa concentrazione. Il vero problema nasce quando l’odore sparisce: è in questo preciso istante che il rischio si acuisce perché la concentrazione di acido solfidrico è aumentata. Per evitare situazioni potenzialmente drammatiche, bisogna prevenire. Il primo passo è fare un’attenta valutazione del rischio, oltre a seguire le regole di sicurezza e utilizzare i dispositivi di protezione personale più idonei.
L’acido solfidrico è una minaccia in vari ambiti industriali: dall’agricoltura alla metallurgia fino al settore alimentare. È, però, l’industria conciaria il comparto dove i rischi sono maggiori. Questo perché, all’interno di una conceria, sono diverse le fasi dove questo gas-killer può formarsi.
Per esempio, nei bottali durante la calcinazione, macerazione e piclaggio. Nella fase di calcinazione, la pelle grezza viene posta in un bottale con calce e solfuro di sodio per eliminare il pelo. Nella fase di piclaggio, precedente la concia, la pelle diventa più acida. Con l’acidificazione si liberano dei solfuri che sono rimasti dopo le fasi di calcinazione e macerazione. Si viene, quindi, a produrre una forte concentrazione di acido solfidrico. I bottali devono essere dotati di un idoneo impianto di aspirazione e abbattimento del gas.
Altra fattispecie da tenere sott’occhio è il contatto tra acque acide e basiche. Nelle canalette di scolo, dove fuoriesce l’acqua usata inizialmente per togliere il pelo dalla pelle, rimangono residui di solfuro. Nelle fasi successive della concia e della tintura, può capitare che vi sia un contatto tra l’acqua acida utilizzata nelle ultime fasi e i residui di solfuro e solfidrato. Questo contatto tra sostanze acide e basiche porta allo sviluppo di acido solfidrico.
LEGGI ANCHE: Idrogeno solforato in conceria: valutare il rischio e prevenirlo
In conceria, ma non solo, particolare attenzione va posta per tutte quelle attività che si svolgono in spazi confinati e all’interno dei magazzini.
LEGGI ANCHE: Spazi confinati: valutare il rischio per prevenirlo
La valutazione della presenza di acido solfidrico consta di diverse fasi. E ha una parola d’ordine: sinergia. Il nostro lavoro, infatti, unito allo sforzo del datore di lavoro nel valutare tutti i rischi possibili in azienda, è fondamentale per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Il primo passo che compiamo è il sopralluogo in azienda, in particolare nei luoghi dove l’acido solfidrico può svilupparsi. Essendo un nemico silenzioso e invisibile, utilizziamo uno specifico strumento per il rilevamento di questo gas. Il dispositivo viene tarato fino a 10 ppm, ovvero il limite a cui un operatore può essere esposto per un massimo di 8 ore al giorno senza rischi per la salute.
Si va poi a verificare se l’azienda è munita di dispositivi e strumenti obbligatori per prevenire il rischio. In primis, la presenza di un impianto di aspirazione e abbattimento gas e l’obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione personale, con disposizioni e regole ben precise.
LEGGI ANCHE: Nuovo Regolamento DPI: al via dal 21 aprile in tutta l’UE
Restando in conceria, per quanto riguarda la liberazione dell’acido solfidrico nei bottali durante le fasi di calcinazione, macerazione e piclaggio si ritiene che il mezzo di sicurezza più idoneo sia quello di aspirare e abbattere i gas che si formano nel bottale.
L’impianto di aspirazione costituisce il sistema principale di sicurezza per gli addetti alla lavorazione e, pertanto, deve essere provvisto di segnalazione e allarme. Al fine di garantirne il corretto funzionamento, deve essere mantenuto in efficienza tramite manutenzione programmata, da registrare in un apposito libretto. L’aspirazione serve principalmente a proteggere l’ambiente esterno. All’interno del bottale la concentrazione, pur ridotta di 20-30 volte, rimane sempre pericolosa, e pertanto ciascun operatore deve essere dotato di una maschera individuale con filtro specifico. È molto importante, poi, rispettare alcune macro regole durante le fasi di calcinazione, macerazione e piclaggio. Ovvero:
L’impianto deve essere controllato con cadenza giornaliera. Ogni 7 giorni bisogna, invece, eseguire la pulizia del condotto e ogni 3 mesi sottoporlo a controlli più approfonditi. Non è tutto. Ogni 6 mesi bisogna, ancora, controllare la portata nei singoli bottali e tutto l’impianto di aspirazione, annotando su un apposito registro le prove e gli eventuali interventi fatti.
Consulta la check list per il programma di controllo e manutenzione ordinaria per l’impianto di abbattimento Idrogeno
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, se si vuole sconfiggere l’acido solfidrico, il lavoratore deve sempre proteggersi indossando una maschera con filtro. In base alla tipologia di inquinante, i respiratori a filtro si dividono in:
Parlando di acido solfidrico, ci concentriamo sui filtri anti-gas. Questi sono costituiti da cartucce contenenti sostanze che trattengono i gas e i vapori nocivi. Nei filtri antigas non si può parlare di efficienza di filtrazione in quanto trattengono completamente l’inquinante fino all’esaurimento. La quantità di gas trattenuta dipende non solo dalla quantità e dal tipo del materiale adsorbente, ma anche dalla concentrazione ambientale dell’inquinante e dalla capacità respiratoria del soggetto che indossa la maschera, nonché dallo sforzo compiuto durante il lavoro.
Esistono 5 fasce di colori diversi per differenziare le varie tipologie di maschera anti-gas. Nello specifico, un lavoratore in conceria dovrà indossare una maschera con filtro antigas di tipo b di fascia grigia, in grado di proteggere da gas e vapori inorganici, come l’idrogeno solforato. L’efficienza filtrante di un dispositivo anti-gas è determinata, essendo l’efficienza del filtro del 100%, dal tipo di maschera e non dal filtro utilizzato. Quindi, se si vuole aumentare il livello di protezione del dispositivo bisogna utilizzare una maschera che ricopra tutta la faccia con filtri, garantendo una migliore tenuta al volto.
L’acido solfidrico è un gas asfissiante, molto pericoloso e in grado anche di uccidere. Ma non è invincibile. Come spiegano i colleghi di Pragma Chimica, nel caso fosse già presente, infatti, l’acido solfidrico può essere eliminato. Per esempio, tramite uno speciale trattamento ossidativo a effetto curativo. L’applicazione viene modulata in funzione del problema da risolvere, studiando l’uso dei prodotti chimici più idonei. Esistono anche altri sistemi per rimuovere l’acido solfidrico, tra cui la desolforazione biologica e l'adsorbimento (fisico, chimico o in schiume). Ma, come sempre, la prevenzione fa la differenza.
Hai necessità di supporto per la valutazione del rischio acido solfidrico?
Contatta i nostri esperti e prenota una consulenza o un sopralluogo presso la tua azienda.
Quante scadenze deve rispettare un’azienda (e in particolare quelle di nuova apertura) in ambito salute e sicurezza? Riassumiamo qui di seguito le principali.
Gli estintori devono essere sottoposti a una manutenzione periodica in base alla loro tipologia:
Gli impianti elettrici vanno sottoposti a verifiche ispettive obbligatorie ogni 2 o 5 anni per ambienti rispettivamente a rischio di incendio alto od ordinario (medio – basso). Le verifiche sono da svolgersi:
Le attrezzature per il sollevamento (come carroponti e gru) ed in pressione (come caldaie, compressori e serbatoi) sono a loro volta sottoposte a verifiche periodiche di cui abbiamo già parlato negli articoli linkati qui sopra.