Urgente e indifferibile. L'attualità evidenzia quotidianamente la necessità di intervenire strutturalmente sul tema della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. La formazione una tantum non basta: deve essere continua e, soprattutto, mirata. I comportamenti, individuali e aziendali, fanno la differenza. È il concetto alla base della BBS: sicurezza sul lavoro che parte dall’osservazione, identificazione e miglioramento continuo dei comportamenti critici. In questo articolo scopriamo questo protocollo e come implementarlo all’interno dell’organizzazione.
Acronimo di Behavior Based Safety, BBS è un protocollo scientificamente riconosciuto. Nato nell’ambito delle scienze del comportamento, è stato elaborato dallo psicologo americano B. F. Skinner. Si tratta di un sistema che fornisce strumenti di analisi e di gestione del comportamento dei lavoratori. Non per controllare ciò che essi fanno, ma per progettare e attuare interventi efficaci a livello di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
L’aspetto centrale è quello della partecipazione. Si tratta, cioè, di coinvolgere attivamente e in modo costante tutti i lavoratori in azioni, progetti e iniziative legate alla sicurezza aziendale. Questo per renderli consapevoli e responsabili circa l’importanza del proprio contributo alla sicurezza dell’intera organizzazione, incentivando comportamenti virtuosi. In tal modo, la sicurezza non viene, dunque, percepita come “fastidioso” obbligo. Piuttosto, come un insieme di buone prassi quotidiane che fanno bene: al singolo e all’azienda.
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Potremmo dire: puntare in alto, lavorando dal basso. L’obiettivo del sistema di gestione BBS è, infatti, creare un ambiente lavorativo sicuro, riducendo l'influenza dell’errore umano, responsabile di buona parte degli incidenti sui luoghi di lavoro. Come, concretamente?
Infine c’è la “proiezione al futuro”. È il cosiddetto check act. Questo prevede la valutazione dei dati delle osservazioni, l’elaborazione di fattori di cambiamento strategico e l’adozione di soluzioni per il mantenimento dei risultati nel tempo.
Ragionare di BBS, sicurezza che parte dai comportamenti, è sfidante e ambizioso. Si tratta, infatti, di mettere in atto una piccola grande rivoluzione culturale nell’ambito dell’organizzazione. L’azienda è chiamata a ripensare (e a volte stravolgere) processi ben radicati. Implementare la sicurezza comportamentale, però, porta con sé vari vantaggi. Tra questi:
In sostanza, dunque, la BBS introduce in azienda un metodo scientifico di analisi, monitoraggio e intervento. E si pone come valido sprone per la promozione della cultura della sicurezza sul lavoro ed elemento basilare nel processo di rinnovamento organizzativo delle aziende impegnate nel contrastare il fenomeno infortunistico.
Da questo punto di vista, l’unione fa la forza. Oggi più che mai bisogna investire in sicurezza e aumentare la cultura della sicurezza sul lavoro: per imprenditori e lavoratori. Tutto l’organigramma aziendale deve essere coinvolto e sentirsi parte della “sfida sicurezza”. Gli esperti evidenziano che, accanto alla formazione, le aziende devono implementare un sistema di gestione della sicurezza, coinvolgendo maggiormente i dipendenti, rendendoli partecipi del “sistema sicurezza”. E – aggiungiamo – fornendo loro un feedback per ogni segnalazione. Questo per prevenire possibili situazioni di pericolo. Nulla, insomma, deve essere dato per scontato. La nostra esperienza ci insegna che occorre agire partendo dai piccoli casi che si verificano più spesso. Analizzandoli, si riesce a far emergere situazioni anomale e pericoli, favorire l’individuazione delle possibili soluzioni, aumentare il livello di affidabilità e sicurezza.
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Non si vede, ma si fa sentire. Parliamo della mindfulness. Ce ne siamo già occupati in un precedente articolo. Torniamo sull’argomento perché la tematica si sta rivelando sempre più importante e decisiva a livello professionale. Anche a causa dell’incertezza e dei turbamenti che la pandemia ha portato con sé.
Cercando la parola mindfulness su un comune dizionario d’inglese si trova, come definizione: attenzione, cosciente, consapevolezza. Si tratta, in effetti, di un insieme di pratiche che indirizzano la mente verso il qui e ora. Di norma, infatti, facci caso, tendiamo a pensare al passato o al futuro. Qui, invece, il focus è sul momento che si sta vivendo. Potremmo definirlo un modo per essere presenti, in tutti i sensi. Jon Kabat-Zinn, tra i pionieri della concezione moderna della mindfulness, descrive la mindfulness come “il prestare attenzione al momento presente con intenzione e in modo non giudicante”.
La mindfulness non è un’invenzione recente. È una pratica antica, che affonda le sue radici nella tradizione buddista indiana. Sul lavoro, è un valido elemento prezioso. Non aiuta, infatti, solo a focalizzarsi sul qui e ora. Migliora la memoria e la concentrazione. Abbassa, inoltre, il rischio di stress lavoro-correlato e aiuta a contrastare lo stress da pandemia. E aiuta a diminuire la possibilità che si verifichino degli incidenti.
Parlare di mindfulness è, dunque, molto importante in azienda. Molti infortuni sul lavoro accadono, infatti, perché non siamo presenti in quel che stiamo facendo. Lo stesso vale durante il tragitto che ci porta sul luogo di lavoro. Magari abbiamo inserito, come si suol dire, il “pilota automatico”. È ciò che succede quando facciamo una cosa a cui siamo abituati. La facciamo senza pensarci. Questo, in alcuni casi, può essere molto pericoloso: pensiamo, per esempio, all’uso di macchinari pesanti o alle attività di manutenzione. Cercare di concentrarsi e fare attenzione al momento presente staccando questo pilota automatico ci mette in condizione di evitare errori e di essere maggiormente pronti a un pericolo imminente. Promuovere la mindfulness in azienda, dunque, non solo migliora il benessere personale e il clima lavorativo. Vuol dire anche contribuire a ridurre la possibilità che si verifichino incidenti e infortuni.
Fermarci, concentrarci e osservare il presente ci aiuta, inoltre, a focalizzarci sulle nostre emozioni. Queste hanno un forte impatto sul clima organizzativo (e anche sui risultati) di un’azienda. Qui entra in gioco l’intelligenza emotiva. Ovvero la capacità di riconoscere le emozioni proprie e degli altri in modo da guidare nel modo migliore i propri comportamenti. In ambito lavorativo, l’intelligenza emotiva si lega alla mindfulness in quanto aiuta a saper:
Sia l’intelligenza emotiva sia la mindfulness, in pratica, aiutano a creare un ambiente di lavoro favorevole, migliorando anche la produttività.
Nel nostro articolo precedente sul tema ti abbiamo già presentato la tecnica dello S.T.O.P.:
Non è, tuttavia, l’unico modo per praticare la mindfulness sul luogo di lavoro. Un’altra soluzione possibile è il cosiddetto grounding. Si tratta di una tecnica di rilassamento che coniuga respirazione e immaginazione. Il tutto per sentirsi “radicati”, cioè in un contatto più diretto con il nostro corpo, traendo energia da questa consapevolezza.
Un’ulteriore tecnica che possiamo adottare è quella di esercitare i cinque sensi per descrivere cose a cui solitamente non si fa caso. Come il sapore del caffè o la luce che crea giochi d’ombra inaspettati sulla parete dell’ufficio o sulla scrivania. In questo modo torneremo a concentrarci sul qui e ora. Presenti, appunto, in tutti i sensi.
L’obbligo del datore di lavoro di tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori non si esaurisce fra le mura dell’azienda. Gli incidenti stradali infatti sono la prima causa di morte sul lavoro. Questo è il motivo per cui numerose aziende fanno della gestione del rischio stradale la priorità in ambito di salute e sicurezza. E anche l’Inail da quest’anno ha incluso azioni a prevenzione del rischio di incidenti d’auto tra gli interventi ammessi in ottica OT24 (l’incentivo che permette alle aziende che investono in salute e sicurezza di scontare il premio assicurativo dei dipendenti).
La valutazione del rischio stradale si basa principalmente sull’analisi di tre elementi: il guidatore, il veicolo e lo spostamento. Gli stessi che ispirano anche le strategie di prevenzione attuabili dal datore di lavoro. Fra queste:
L’infortunio in itinere è definito dall’art. 12 del D. Lgs. 38 del 2000, come quello occorso alle persone assicurate durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro. Rientrano in questa definizione anche gli infortuni che occorrono al lavoratore:
Una novità del bando OT24 per il 2019 è l’inserimento di misure a prevenzione del rischio stradale fra gli interventi ammessi per accedere all’incentivo. (Abbiamo già parlato di novità relative ai Sistemi di gestione della sicurezza) Ricordiamo che possono ottenere lo sconto sul tasso Inail previsto da OT24 le aziende che hanno eseguito nell’anno precedente interventi migliorativi del livello di salute e sicurezza. (Abbiamo già descritto il funzionamento di OT24 in questo articolo). Nel bando 2019 rientrano i seguenti interventi:
Siamo a disposizione per assistervi nella realizzazione entro il 31 dicembre gli interventi che vi permettono di raggiungere gli obiettivi di OT24 massimizzando il beneficio economico dell’incentivo. Per informazioni contattaci. Ci trovi ad Arzignano in provincia di Vicenza.