Non si vede, ma si fa sentire. Parliamo della mindfulness. Ce ne siamo già occupati in un precedente articolo. Torniamo sull’argomento perché la tematica si sta rivelando sempre più importante e decisiva a livello professionale. Anche a causa dell’incertezza e dei turbamenti che la pandemia ha portato con sé.
Cercando la parola mindfulness su un comune dizionario d’inglese si trova, come definizione: attenzione, cosciente, consapevolezza. Si tratta, in effetti, di un insieme di pratiche che indirizzano la mente verso il qui e ora. Di norma, infatti, facci caso, tendiamo a pensare al passato o al futuro. Qui, invece, il focus è sul momento che si sta vivendo. Potremmo definirlo un modo per essere presenti, in tutti i sensi. Jon Kabat-Zinn, tra i pionieri della concezione moderna della mindfulness, descrive la mindfulness come “il prestare attenzione al momento presente con intenzione e in modo non giudicante”.
La mindfulness non è un’invenzione recente. È una pratica antica, che affonda le sue radici nella tradizione buddista indiana. Sul lavoro, è un valido elemento prezioso. Non aiuta, infatti, solo a focalizzarsi sul qui e ora. Migliora la memoria e la concentrazione. Abbassa, inoltre, il rischio di stress lavoro-correlato e aiuta a contrastare lo stress da pandemia. E aiuta a diminuire la possibilità che si verifichino degli incidenti.
Parlare di mindfulness è, dunque, molto importante in azienda. Molti infortuni sul lavoro accadono, infatti, perché non siamo presenti in quel che stiamo facendo. Lo stesso vale durante il tragitto che ci porta sul luogo di lavoro. Magari abbiamo inserito, come si suol dire, il “pilota automatico”. È ciò che succede quando facciamo una cosa a cui siamo abituati. La facciamo senza pensarci. Questo, in alcuni casi, può essere molto pericoloso: pensiamo, per esempio, all’uso di macchinari pesanti o alle attività di manutenzione. Cercare di concentrarsi e fare attenzione al momento presente staccando questo pilota automatico ci mette in condizione di evitare errori e di essere maggiormente pronti a un pericolo imminente. Promuovere la mindfulness in azienda, dunque, non solo migliora il benessere personale e il clima lavorativo. Vuol dire anche contribuire a ridurre la possibilità che si verifichino incidenti e infortuni.
Fermarci, concentrarci e osservare il presente ci aiuta, inoltre, a focalizzarci sulle nostre emozioni. Queste hanno un forte impatto sul clima organizzativo (e anche sui risultati) di un’azienda. Qui entra in gioco l’intelligenza emotiva. Ovvero la capacità di riconoscere le emozioni proprie e degli altri in modo da guidare nel modo migliore i propri comportamenti. In ambito lavorativo, l’intelligenza emotiva si lega alla mindfulness in quanto aiuta a saper:
Sia l’intelligenza emotiva sia la mindfulness, in pratica, aiutano a creare un ambiente di lavoro favorevole, migliorando anche la produttività.
Nel nostro articolo precedente sul tema ti abbiamo già presentato la tecnica dello S.T.O.P.:
Non è, tuttavia, l’unico modo per praticare la mindfulness sul luogo di lavoro. Un’altra soluzione possibile è il cosiddetto grounding. Si tratta di una tecnica di rilassamento che coniuga respirazione e immaginazione. Il tutto per sentirsi “radicati”, cioè in un contatto più diretto con il nostro corpo, traendo energia da questa consapevolezza.
Un’ulteriore tecnica che possiamo adottare è quella di esercitare i cinque sensi per descrivere cose a cui solitamente non si fa caso. Come il sapore del caffè o la luce che crea giochi d’ombra inaspettati sulla parete dell’ufficio o sulla scrivania. In questo modo torneremo a concentrarci sul qui e ora. Presenti, appunto, in tutti i sensi.