Una figura emergente nella moderna gestione ambientale e una risorsa importante in ambito aziendale. L’HSE manager si ritaglia un ruolo significativo nell’organigramma di un’impresa. Del resto, il tema della prevenzione in fatto di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è centrale. E la pandemia di Covid-19 ha reso da un lato più complesso, dall’altro più stimolante e sfidante l’approccio alla materia. Ecco perché avere in squadra un HSE manager non è uno sfizio, ma un’opportunità.
HSE sta per Health, Safety & Environment. L’HSE manager è responsabile di aspetti vitali all’ecosistema aziendale. Come suggerisce il nome, opera per supportare il conseguimento degli obiettivi stabiliti in materia di salute, sicurezza e tutela dell’ambiente nei luoghi di lavoro. Questa figura professionale unisce conoscenze tecniche e competenze trasversali per muoversi in diversi ambiti. Con lo scopo di raggiungere la maggior efficienza per l’organizzazione. In particolare, l’HSE manager è la figura di riferimento per:
Di fatto, l’HSE manager è un connettore. Partecipa, infatti, alla valutazione ex ante dell’impatto in materia HSE delle scelte di business effettuate dai vertici aziendali. Contribuisce a identificare ruoli, compiti e responsabilità organizzative in ambito HSE. Coordina, inoltre, le attività di valutazione dell’applicabilità dei requisiti e della successiva diffusione all’interno dell’organizzazione. E, ancora, analizza i fabbisogni formativi, pianifica i corsi e ne valuta regolarmente l’efficacia.
Può sorgere, a questo punto, un dubbio: che differenza c’è tra RSPP e HSE manager? Entrambe, infatti, sono figure che si occupano di salute, sicurezza e di gestione degli aspetti ambientali. In effetti, tra i due profili esistono analogie tali che spesso è facile confonderli. Talora, poi, le due figure coincidono. Sintetizzando, però, possiamo dire che:
Fino a poco tempo fa, per il ruolo di HSE manager, non era richiesta una formazione specifica. Spesso questa figura era, di fatto, un’estensione delle competenze del RSPP.
Le cose sono cambiate nel 2018, quando è entrata in vigore la UNI 11720:2018 sulle attività non regolamentate, con riferimento specifico in ambito HSE. La norma ha stabilito i requisiti di conoscenza, abilità e competenza che gli HSE manager devono avere. Le capacità, sono state definite in conformità a quanto previsto dall’European Qualification Framework (EQF). È il quadro europeo di riferimento che permette il confronto tra i sistemi di qualificazione dei diversi Paesi.
La qualifica può essere raggiunta, di fatto, partendo da qualsiasi titolo di studio posseduto. In funzione del titolo posseduto, tuttavia, viene quantificato il numero di anni di esperienza che concorre al raggiungimento della qualifica. Vincolante è la frequenza di specifici corsi di formazione, con attestazione finale, della durata minima di 400 ore.
La norma UNI delinea due profili professionali di HSE manager: uno strategico, uno operativo. Questi divergono in funzione del tipo di supporto fornito all’organizzazione. Conosciamoli meglio.
L’HSE manager è, insomma, una figura che guarda costantemente al futuro, ma calata nel presente dell’azienda. Un professionista che non smette mai di imparare, perché deve dare risposte sempre puntuali alle sfide aziendali. Non è un caso che sia previsto un aggiornamento continuo e documentato ogni triennio (minimo 72 ore) per assicurare il mantenimento delle competenze richieste.